di Francesco Troncarelli
Se telefonando io potessi dirti addio ti chiamerei
Non è necessario entrare in classifica o vincere un festival perché una canzoni funzioni e duri nel tempo. Né c’è una ricetta particolare perché un brano superi la barriera della generazione di riferimento per entrare nella memoria collettiva e diventare uno dei brani più belli in assoluto della musica italiana. Se ci fosse, la userebbero tutti.
Certo è che se il testo è scritto da autori di talento e la musica da un compositore di grande livello, è probabile che una semplice canzone diventi una di quei pezzi da ricordare nel tempo, ma l’alchimia sarà perfetta e potrà funzionare però solo se il cantante riuscirà a dare il valore aggiunto con la sua interpretazione. E se il suo nome è Mina, è sicuro che sarà tutto più facile e che quel brano rimarrà nella storia del nostro pop.
Così è stato per “Se telefonando”, capolavoro assoluto firmato da Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara su musica di Ennio Morricone per la voce della più grande cantante italiana di sempre, che festeggia 50 anni proprio in questi giorni.
50 anni di emozioni per un evergreen capace di coinvolgere chi lo ascolta ancora oggi, grazie alla voce stratosferica di Mina che nel pezzo dà sfoggio delle sue qualità canore salendo sempre di più in un crescendo portentoso che sembra quasi senza fine, 50 anni di un brivido che si rivive ogni volta che si ascolta questa canzone, perchè le parole che accompagnano in modo geniale la melodia creano un’atmosfera unica.
“Se telefonando” è stato scritto da Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara, autori del programma radiofonico “Aria condizionata”, di cui il brano era la sigla. Il primo non ancora anchorman televisivo di successo ma a quei tempi caporedattore del settimanale Grazia, stava iniziando la sua fortunata carriera nell’emittenza pubblica, l’altro, una vita avventurosa alle spalle (tra i sopravvissuti di El Alamein), estimatore di Petrolini e animatore degli ambienti culturali romani, era un critico teatrale e drammaturgo affermato. Due menti insomma, nel vero senso della parola, a cui si aggiunse Morricone, in quegli anni di grande fermento musicale, tra i più bravi arrangiatori alla Rca. Il testo che avevano scritto i due era dirompente per la situazione che raccontava e per certi versi futuristico nelle parole (“Lo stupore della notte spalancata sul mar.”), sicuramente in controtendenza alle romantiche, bugiarde certezze dei Sanremo di quel periodo («Dio come ti amo», «Io che non vivo senza te») che dominavano la scena.
Fu De Chiara che conosceva Morricone a chiamarlo. Gli fece leggere quello che avevano scritto e lui, dopo averci ragionato su, disse che nell’inciso che aveva in mente, si sarebbe ispirato alle sirene della polizia francese (po-pi, po-pi…), un’idea semplicemente straordinaria dove lo strillo bitonale meccanico delle volanti d’oltralpe si trasformava in una melodia incalzante. L’incontro per la realizzazione del brano fra loro e la “tigre di Cremona”, come veniva definita l’interprete di tanti successi come “Le mille bolle blu”, “Il cielo in una stanza”, “Sono come tu mi vuoi”, avvenne negli studi Rai di via Teulada. Mina era arrivata con il suo produttore Luciano Gigante e dopo i convenevoli di rito, chiese subito lo spartito e in un istante, come in una magia assoluta, “Se telefonando” diventò sua.
Al momento della registrazione sia gli autori che la stessa Mina, si resero conto che un verso “Poi nel buio la tua mano d’improvviso sulla mia”, poteva dare adito a doppi sensi e far muovere la censura molto rigida a quei tempi. La registrazione allora fu sospesa e Costanzo provò a limare il testo, che con un più tranquillizzante singolare al posto del plurale, divenne così “Poi nel buio le tue mani d’improvviso sulle mie”.
Mina decise comunque di incidere entrambe le versioni, la seconda con la correzione fu quella pubblicata nel 45 giri e poi presentata ufficialmente a “Studio Uno” nel maggio del 66, il mitico varietà televisivo del sabato sera di Antonello Falqui condotto da lei che catalizzava l’attenzione generale del pubblico, la prima versione invece, quella del possibile doppio senso, fu messa da parte e pubblicata solo nel 1999, nella raccolta Mina “Gold 2”
La storia di un amore nato troppo velocemente e vissuto troppo in fretta, quando l’Estate ci mette lo zampino con le sue atmosfere di libertà che si vivono in quella breve ma intensa stagione raccontata in “Se telefonando” da allora iniziò a fare breccia. Quel rapporto appassionato e passionale che poi di lì a breve scemerà colpì l’immaginario collettivo, forse anche perché era una lei con mossa irrituale per quegli anni, che voleva chiuderlo con un a telefonata, non volendo aspettare che la passione diventasse abitudine o qualcosa di terribilmente serio.
Ed è significativo in questo senso che a interpretarlo e renderlo una vera e propria gemma della musica italiana, sia stata Mina, non solo artista di razza e dalla voce unica, ma anche donna che con le scelte che ha fatto e le vicende che ha vissuto, ha contribuito alla evoluzione del nostro costume.
MINA – SE TELEFONANDO (1966)