Sono 47 anni dalla morte di Totò. E Totò è più vivo che mai. Potremmo dire: 47, morto (Totò) che parla!
Nel 1967, l’anno della sua morte, Totò, dall’inizio di gennaio al 10 aprile interpreta, per la regia di Daniele D’Anza, il programma TuttoTotò, che riproporrà al pubblico televisivo gli sketch più celebri della sua attività teatrale. Nel ripercorrere le tappe della sua carriera, gli riaffiora il desiderio mai del tutto rimosso di tornare al teatro.
Il regista Giuseppe Patroni Griffi gli propone di fare la sua “rentrée” con Napoli notte e giorno di Raffaele Viviani. Il 3 aprile è sul set di Padre di famiglia di Nanni Loy, di cui riesce a interpretare solo la prima scena, poi sostituito da Ugo Tognazzi.
Muore il 15 aprile, dopo un susseguirsi di crisi cardiache, alle tre e mezzo del mattino, nella sua casa di Roma. Pochi giorni prima, in un’intervista aveva dichiarato: “Chiudo in fallimento, nessuno mi ricorderà”.
Alle 11,20 del 17 aprile viene trasportato nella chiesa di Sant’Eugenio in viale Belle Arti. Sulla bara, la bombetta con cui aveva esordito e un garofano rosso. La cerimonia si limita a una semplice benedizione, a causa delle difficoltà create dalle autorità religiose perché con la Faldini non era sposato.
Totò aveva sempre espresso il desiderio di avere funerali semplicissimi. Ma gli amici napoletano lo reclamano, vogliono che i funerali siano fatti a Napoli. Alle 16,30 del 16 aprile, la salma di Totò giunge a Napoli accolta, dall’uscita dell’autostrada alla basilica dei Carmine Maggiore, da una marea di folla. Il carro funebre a stento riesce ad entrare nella basilica. Viene sepolto nella cappella De Curtis al Pianto, il cimitero sulle alture di Napoli.
Qualche giorno dopo la figlia Liliana riceva la visita di uno strano personaggio, un vecchio guappo del Rione Sanità dove Totò era nato, il quale dice che al Rione è stato fatto uno sgarbo: i funerali di Totò andavano fatti lì e non nella chiesa del Carmine.
Per volontà del vecchio guappo, che si chiamava Naso ‘e cane, Totò ebbe un terzo funerale, ovviamente a bara vuota.
Forse già allora cominciò il revival della vita e dell’opera di Totò, che dura tutt’ora.