Intervista a Claudio Rendina: ecco la città dei due papi
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Intervista a Claudio Rendina: ecco la città dei due papi

A colloquio con lo storiografo Claudio Rendina, tra i massimi esperti di segreti tra le mura leonine, che firma il libro dal titolo Dentro Roma e dentro il Vaticano

Intervista a Claudio Rendina: ecco la città dei due papi
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11 Marzo 2013 - 18.25


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di Federico Tulli

Un viaggio insolito nell’Urbe, raccontata dal punto di vista simbolico, religioso, politico, storico e artistico. Una fitta rete di segreti, misteri e curiosità riscoperti all’interno di palazzi, ville e chiese, ma anche nelle strade, il lungotevere, i parchi e giardini, e perfino nelle discariche e nel degrado urbano delle periferie. Dentro Roma e dentro il Vaticano (Newton Compton) la nuova opera di Claudio Rendina non è solo una raffinatissima guida per turisti assetati di cultura e storia. Con il suo stile elegante, lo storiografo autore di numerosi libri sui lati oscuri del Vaticano ci conduce nei meandri di questa città nella città, svelandone i luoghi politici e quelli del piacere all’interno delle sue mura, senza dimenticare i recenti scandali legati ai “corvi” e alle fughe di notizie riservate. Emerge, in questo itinerario, una costante distinzione tra la Roma laica e il Vaticano che sorge al suo interno, diabolicamente chiamato “Città di morte”, sia per il richiamo all’aldilà, sia per gli assassinii (di papi e non solo) che nel tempo lo hanno reso tristemente noto.. Il viaggio prosegue nelle catacombe, nelle basiliche, negli edifici fuori dal Vaticano, legati spesso a personaggi famosi e significativi per la storia capitolina. «Quello che spero sia compreso – racconta Rendina a Babylon Post – è come la caratteristica di “città di morte” da me assegnata alla Città del Vaticano in prospettiva di un aldilà di redenzione e santità, a fronte di quello di “Città eterna” che ho confermato per Roma, generi una distinzione solo apparente, perché sarebbe importante che il lettore considerasse simili le due città, ovvero l’una a specchio dell’altra».

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I luoghi segreti e i segreti celati dietro spesse mura non si trovano solo nel perimetro di Città del Vaticano. Leggendo le sue pagine, il confine tra la Santa Sede e l’Italia appare sfumato se non addirittura inesistente. Come nasce l’idea di scrivere questo libro?

Il libro è nato dalla mia collaborazione a Repubblica, dove gli articoli sono apparsi senza un ordine tematico; si è trattato pertanto di catalogarli nelle varie parti, così che si articolasse una sostanziale narrazione della città laica e della città religiosa, ma con infrastrutture di collegamento.

Tra le tante cose che colpiscono nel suo volume ricchissimo di particolari, c’è l’elenco senza soluzione di continuità di ricchezze possedute dalla Chiesa. Questo aspetto è presente, possiamo dire, in quasi tutti i suoi scritti. Poiché sui giornali e nei libri, invece, raramente temi del genere vengono approfonditi se non addirittura raccontati, ci racconti dell’importanza di battere su questo particolare tasto.

Tutto nasce dal libro sui Papi, che in pratica mi ha indirizzato ad un esame di Roma religiosa, ma animata da ambienti e personaggi laici a contrasto con l’impronta religiosa; e proprio per questo ritengo importante insistere su questo argomento, che risponde in sostanza ad una esigenza autobiografica, con il mio io che naviga appunto su questa doppia natura, religiosa e laica, non riuscendo a cancellare l’una senza sacrificare anche l’altra. Una doppia ispirazione che è il motivo stesso della mia esistenza.

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Lei descrive anche una Roma laica, che fine ha fatto?

La Roma laica esiste sempre nelle strutture di palazzi e ambienti, anche se è sempre più ridotta la loro animazione attraverso i cittadini; perché dire Roma laica in riferimento a certe piazze e edifici significa scoprire l’uomo, anche di tutti i giorni, dare vita a quegli ambienti; e purtroppo devo dire che l’uomo è venuto meno, come dimostrano quei personaggi di cui ho parlato nella sezione “Roma laica” che vanno dal cinquecentesco Aretino Pietro al novecentesco Mario dell’Arco, essendo assenti personaggi contemporanei. Qualcuno riterrà pessimistica la mia posizione, ma non credo di sbagliare. E tra i non completamente laici mi ci metto anch’io, sottolineando però che nei personaggi del nostro tempo vive la doppia caratteristica laica e religiosa, ovvero sacra e profana, in un contesto di grande problematica che angoscia la nostra vita. E in questo probabilmente consiste la laicità del nostro tempo; e tanto per fare riferimento com’è mia abitudine al Belli, è la stessa non distinzione che si deve porre tra Roma antica e moderna; non c’è distinzione perché “Sarebbe com’a ddì: Vostra sorella/lo pija ne la freggna e nne la fica”.

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Che cosa intende con “L’altro Vaticano dentro Roma”, titolo di uno dei capitoli?

L’altro Vaticano dentro Roma è costituito proprio dal sacro che è in alcuni di noi, a fianco del nostro carattere laico; ma se vogliamo essere precisi in riferimento a una immagine religiosa va considerato che “dentro Roma” esistono ben 73 chiese proprietà dello Stato italiano, gestite dal FEC, l’ente istituito dalla legge del 20 maggio 1985, che è un organo con personalità giuridica, con a capo il ministro dell’Interno e con tanto di consiglio di amministrazione. E più misto di laico e sacro dentro Roma dove lo si trova; è questo “L’altro Vaticano dentro Roma”.

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